Un tempo nei villaggi di montagna era sempre presente la figura del rèbèilleur. Non vi erano scuole per imparare tale arte che, di norma, veniva trasmessa di generazione in generazione da padre a figlio o da chi nel villaggio sembrava volenteroso e predisposto a intraprendere tale attività. A Cogne per diverse generazioni tale figura è stata portata avanti dalla famiglia Bérard di Epinel: Prospero, Riccardo e Santino erano sempre disponibili e molto bravi.
In Valle d’Aosta esistevano parecchi rèbèilleurs e ancora oggi ce ne sono alcuni. Il più famoso e ricercato è sicuramente stato Rolando di Valpelline: tutti i giorni, davanti alla sua porta, si formava una lunga coda di persone che si “mettevano nelle sue grandi mani”. Sovente egli veniva chiamato anche in ospedale.
Cosa facevano principalmente i rèbèilleurs?
I più bravi riuscivano a ridurre lussazioni e fratture anche molto complesse e curavano dolori alla schiena con manipolazioni quasi miracolose. Sovente invece si sentiva parlare di nervi fuori posto. Dopo frizionamenti con pozioni di arnica, grappa o grasso di marmotta, il rèbèilleur, con una fasciatura, ridava sollievo ai pazienti.
Ora si sa che i nervi non vanno fuori posto, ma di sicuro i rabèilleurs sistemavano tendini e muscoli in modo efficace. Non tutti i rèbèilleurs avevano il dono della delicatezza: quando si era nella sala d’attesa (cucina o corridoio) si udivano urla tanto acute che qualcuno girava i tacchi e se ne tornava a casa. I medici di allora avevano fiducia e stimavano alcuni di questi personaggi tanto da inviare loro i pazienti bisognosi.
Quando ero bambino mio padre mi portava sovente dai rabèilleurs Riccardo, Rolando e da Notto. Verso i tredici anni trascorsi una primavera con Notto Bonadé di Charvensod, che aiutavo nel suo lavoro di allevatore. Anche da lui tutte le sere arrivavano molte persone e già all’epoca ero attirato dall’arte dei guaritori e osservavo Notto con interesse.
Sicuramente essi non avevano la formazione scolastica e la professionalità che viene richiesta al giorno d’oggi, ma con passione e col cuore aperto riuscivano ad alleviare dolori e sofferenze e a conquistarsi la stima dell’intero paese e non solo.
FIBROLISI
Rodolfo, spinto dalla ricerca di approfondire i pregi e a volte gli svantaggi delle cure manipolative dei Rabeilleur, ha avuto la fortuna di incontrare e frequentare i corsi del prof. Ivano Colombo sulla fibrolisi.
Il prof. Colombo (laureato e specializzato in neurologia e fisiatria) è stato per molti anni primario nel reparto di fisiatria riabilitativa all’ospedale Niguarda di Milano e ha inoltre curato per molti anni i calciatori del Milan. Attualmente ha più di 80 anni e continua a curare tramite fibrolisi.
Il prof. Colombo ha sviluppato questa tecnica insieme al fisioterapista svedese Kurt Hegman: con ferretti particolari si agganciano tendini e fasce muscolari, li si scollano e li si riposizionano nelle loro sedi corrette.
In seguito a traumi su certi tendini e muscoli si creano dei noduli fibrotici e delle aderenze che ostacolano lo scorrimento dei tessuti interessati, bloccandone la lubrificazione e il movimento. Questo causa dolori acuti che, se non curati per tempo, tendono a cronicizzare. Lo scollamento tramite il massaggio e l’ultilizzo dei ferri adeguati permette riprese post traumatiche e croniche a volte miracolose.
Questo è probabilmente un approccio scientifico al lavoro che i nostri rébéilleurs hanno svolto nei secoli.
Rodolfo, con interesse e passione, cerca di far tesoro delle esperienze dei vecchi rébéilleurs e di aggiornarsi sulle nuove tecniche post-traumatiche come la fibrolisi e le moderne fasciature taping.